di Giovanna D’Amico, Domenica La Banca e Tiziana Noce
La mobilitazione delle donne in occasione del referendum del 2 giugno 1946 si colloca all’interno di due processi distinti e intrecciati: la costruzione delle democrazie nel contesto della guerra fredda in Europa e la transizione dal fascismo alla democrazia in Italia.
Nel sistema politico che si prende forma in Italia dentro al crogiuolo degli eventi successivi all’8 settembre 1943 i partiti si affermano come i soggetti preminenti, cui sono subordinate tutte le espressioni organizzate e non della politica. L’estensione dei diritti politici alle donne è il primo scontato passo della costruzione di una democrazia a sovranità popolare (come avrebbe sancito l’art. 1 della Costituzione) e, allo stesso tempo, il primo passo di un progetto di lungo periodo, portato avanti dai partiti di massa, per consolidare la propria egemonia e la propria forza nella mediazione fra lo Stato ed i cittadini.
A partire dalla Resistenza ma sempre più chiaramente con la fine della guerra la militanza femminile è parte integrante del peculiare processo di democratizzazione del paese, tanto da esserne profondamente connotata: sono le organizzazioni vicine ai partiti a monopolizzare la partecipazione politica delle donne, mentre le associazioni nate dalla società civile risultano o minoritarie o risucchiate nell’orbita dei partiti stessi; la contrapposizione della guerra fredda impedisce il formarsi sulla scena pubblica (diverso è il discorso delle donne inserite nelle istituzioni) di alleanze fra le donne attive in politica. La messa in mora della democratizzazione in merito ai diritti civili e al costume provoca una tensione fra il carattere innovativo della partecipazione politica delle donne e la valenza prevalentemente conservatrice che ad essa viene attribuita nel discorso pubblico.
In questo contesto la ricerca intende indagare il consolidamento della militanza femminile nei partiti e nelle associazioni di tutti gli orientamenti e l’emergere di figure di primo piano nella carriera politica; l’individuazione di temi e retoriche finalizzate a coinvolgere le donne nel loro complesso ai fini del consenso; individuare alcuni casi di studio che tengano insieme le specificità geografiche e l’insieme delle culture politiche che si intrecciano fra centro e periferia; osservare la dinamica fra gli specifici obbiettivi dei partiti in merito alla “questione femminile” e i progetti e le pratiche delle donne; uno studio insomma teso a lumeggiare con più chiarezza il ruolo delle donne nella transizione dal fascismo alla democrazia e nella costruzione dell’identità repubblicana.