Nel settennato di Carlo Azeglio Ciampi la Presidenza della Repubblica ha commissionato, tra il 2000 e il 2004, tre indagini motivazionali per verificare «lo stato di salute dell’identità nazionale». È stato chiesto agli italiani di definire i campi semantici di Nazione, Stato, Patria e Repubblica. In base alle risposte date è risultato che la Nazione è sentita come un’identità esclusiva e dividente; lo Stato come l’emblema del potere burocratico; la Patria come un anacronismo storico; la Repubblica come un soggetto istituzionale moderno, simbolo di democrazia e progresso. In questo campo prevale l’idea di partecipazione: «Vi erano tracce del ricordo del referendum del 2 giugno 1946 come atto fondativo della Repubblica. Il referendum ha lasciato la sensazione di qualcosa che i cittadini sentono come propria»[1].
Qual è, quindi, l’immagine della Repubblica che si è sedimentata nella memoria degli italiani? Per rispondere a questa domanda la ricerca si concentrerà su due linee d’azione che intrecceranno le fonti tradizionali a quelle audiovisive e digitali. Quest’ultime, tuttavia, anche in veste di metafonti digitalizzate, hanno una natura pluricodicale, interferente con le prime, che aumenta il vaglio delle interpretazioni plausibili in base al valore congiunto di immagini, suoni e parole. Anzi, rendono pragmaticamente lampante una questione che riguarda tutte le fonti: quale domanda (utilizzando infrastrutture cibernetiche e chiavi di ricerca semantiche) poniamo al passato dal nostro presente per ricostruire la storia italiana a partire dalla istituzione della Repubblica? O meglio quali immaginari sono scaturiti dal 2 giungo 1946 e quale idea di Repubblica si è sviluppata nel corso degli anni. Il susseguirsi degli eventi storici nell’ultimo settantennio ha cambiato l’immagine della Repubblica nei sentimenti degli italiani o è possibile ritrovare persistenze di valori e significati, legate al mito delle origini, che influenzano il senso comune della storia repubblicana?
La prima linea di ricerca, perciò, si concentrerà sull’immaginario pubblico da un lato ricostruendo le evoluzioni dell’opinione pubblica verso le istituzioni repubblicane a partire dallo studio dei rapporti annuali sull’Italia e dei sondaggi demoscopici sullo “stato del Paese”, realizzati dalla fine degli anni Sessanta dai principali istituti di ricerca nazionali (Doxa, Censis, Tagliacarne, Eurispes, ecc.); dall’altro analizzando i documentari, le trasmissioni e gli speciali mandati in onda da Rai Storia sulle origini della Repubblica e del suo radicarsi nel comune sentire degli italiani attraverso lo “sguardo interpretativo” della televisione pubblica italiana (nata con la Repubblica).
La seconda linea, dedicata all’immaginario privato, si svilupperà da un lato adottando “il punto di vista di Zapruder” (cosa guarda, cosa filma, cosa include e cosa esclude l’obiettivo della cinepresa nelle mani di un comune cittadino che partecipa al referendum e alla festa rituale? La ripresa è già un’interpretazione in diretta?) attraverso i film di famiglia reperibili sia nell’archivio digitale del portale «Città degli archivi»[2], sia in Youtube[3] tramite specifiche chiavi di ricerca tematiche; dall’altro compiendo una ricognizione sui social network più seguiti in Italia (Facebook, Instagram, Twitter)[4] attraverso l’utilizzo degli hashtag: #2giugno, #festadellarepubblica, #repubblicaitaliana #referendum46 per ricostruire le diverse facce dell’immagini della Repubblica mescolate e rinnovate dalla pratica dello sharing online. La catena sequenziale degli hashtag, inoltre, consente di risalire a un flusso di informazioni informali che possono da un lato svelare un glossario terminologico riferito all’immagine della Repubblica, dall’altro amplificare gli stereotipi metastorici intorno a cui si condensa la fake history, la falsificazione della memoria o l’(ab)uso pubblico della storia.
Infine, i risultati delle due linee d’azione saranno comparati per tracciare, tra pubblico e privato, un minimo comune denominatore dell’immaginario della Repubblica e della sua influenza nelle narrazioni sulle origini e la ritualità civile.
[1] P. Peluffo, La riscoperta della Patria. Perché il 150° dell’Unità d’Italia è stato un successo, Bur, Milano, p. 188. Nello stesso testo si vedano pp. 186-198 e pp. 239-248.
[2] Dall’esperienza dell’archivio Home movies è nato il portale Città degli Archivi che ha raccolto, digitalizzato e pubblicato le collezioni di filmini su Bologna secondo percorsi storico-tematici del Novecento italiano; http://www.cittadegliarchivi.it/
[3] Se si interroga Youtube con la frase “festa della repubblica” si ottengono 64.800 risultati; se, invece, si inserisce “2 giugno” si hanno 1.570.000 risultati (in cui sono compresi anche video personali che non hanno nessun valore per la ricerca); se poi si scrive “2 giugno 1946” appaiono 6.790 risultati immediatamente riferibili al referendum istituzionale.
[4] Da una prima ricognizione generica si deduce che: Facebook restituisce un immaginario generalista in cui si confondono trasferimento di conoscenza e vulgata pubblica in un intreccio intermediale (sharing online) che si distribuisce tra visione individualista dei profili e reazione collettiva di gruppi e pagine fan; Instagram propone una narrazione da glamour magazine dove l’immaginario della Repubblica si piega all’inquadramento del network individualism (selfie, paesaggi evocativi, frammenti di realtà ecc.); Twitter, invece, conduce a risultati di carattere specialistico (con la presenza di istituzioni, media, politici, associazioni, opinion maker ecc.);