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di Graziella Gaballo

 La data del 2 giugno 1946 è identificata nella memoria e nel rituale commemorativo anche con quella in cui le donne italiane hanno potuto esercitare per la prima volta il loro diritto di voto, benché in realtà molte l’avessero già fatto in occasione delle elezioni amministrative che si erano svolte tra il marzo e l’aprile di quello stesso anno: è indubbio infatti che fu proprio quella del 2 giugno la votazione in cui acquistò rilevanza nazionale il suffragio femminile e quella che assunse per le donne un maggiore valore simbolico.

Tuttavia, anche se la storiografia ha negli ultimi decenni riletto il tema della cittadinanza in una prospettiva di genere – ricostruendo in particolare la storia delle lotte delle donne per ottenere i diritti politici e riflettendo sui problemi ancora aperti – sono però mancate per lungo tempo un’attenzione e una riflessione sul significato esistenziale oltre che politico di quel primo voto. Solo recentemente (soprattutto nel 2016, in occasione del settantesimo anniversario) si è cominciato a cercare, raccogliere e mettere in rete testimonianze di coloro che hanno vissuto in prima persona quel momento storico. Segnale di un rinnovato interesse per questo scavo nella soggettività e nella memoria femminile sono anche la realizzazione di una miniserie televisiva, Le ragazze del ’46, del film documentario Le Ragazze del 2 giugno e del cortometraggio Senza Rossetto, tutti basati sui racconti di protagoniste dell’epoca e tutti prodotti, appunto, nel 2016.

Questo progetto si propone di cercare, censire e catalogare queste fonti, in modo da poter procedere a una ricognizione complessiva del patrimonio documentario al riguardo, su cui poi ragionare per capire sia qual è stata per le donne l’importanza simbolica e politica del voto, come esso è stato vissuto e   se e quanto il “diventare cittadine” ha mutato la loro percezione di sé, sia su come questa loro memoria è stata sollecitata, raccolta e trasmessa.

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