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di Riccardo Brizzi

Il 2 giugno 1946 si svolge il referendum istituzionale in cui gli italiani sono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica. Lo stesso giorno si tengono le elezioni per l’Assemblea costituente sia in Italia che in Francia, dove all’indomani della Seconda guerra mondiale un primo progetto di Costituzione è stato bocciato in occasione del referendum del 5 maggio 1946. La stesura del testo costituzionale si svolge dunque in contemporanea in Francia e Italia (dove si guarda con attenzione alla tradizione istituzionale transalpina). Se la Costituzione della Quarta Repubblica francese è approvata per via referendaria il 13 ottobre 1946, la nuova Carta viene approvata in Italia dall’Assemblea costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il 27 dicembre 1947. Entrambi i paesi optano per un sistema parlamentare bicamerale, che eviti la temuta personalizzazione del potere e attribuisca ampie prerogative ai partiti.

In questo percorso e in questo inevitabile gioco di specchi un ruolo di primo piano in Francia è svolto dal Generale de Gaulle, che nel gennaio 1946 si dimette dalla guida dell’esecutivo proprio per i dissidi avuti con i partiti, anche rispetto alla struttura istituzionale da dare al paese. Contrario all’ipotesi di ritorno al parlamentarismo che aveva portato il paese all’umiliante sconfitta nella Seconda guerra mondiale, il Generale si fa portavoce di un progetto costituzionale (dettagliato poi il 6 giugno 1946 in un discorso a Bayeux) fondato sulla centralità dell’esecutivo e sulla marginalizzazione dei partiti. Ormai confinato all’opposizione, de Gaulle assiste con delusione all’approvazione referendaria (peraltro di stretta misura, con il 35,3% di sì, il 31% di no e il 32,4% di astensioni) del nuovo testo costituzionale e si appresta a lanciare il proprio movimento politico, il Rassemblement du Peuple français (Rpf) il cui obiettivo dichiarato è la realizzazione del programma politico definito dal Generale a Bayeux.

Se sono stati studiati i rapporti del de Gaulle «di governo» con l’Italia (e in particolare del suo atteggiamento punitivo tra il 1944 e il 1945 e del suo ruolo di partner all’interno del progetto europeo tra il 1958 e il 1969) poco si sa della fase della cosiddetta «traversata del deserto» (1946-58), successiva al suo ritiro dalla guida dell’esecutivo. La ricerca si propone di investigare quale sia stato – negli anni iniziali di questa «traversata» (1946-1948) – lo sguardo dedicato da de Gaulle e dal partito gollista al contesto italiano e, in particolare, al progetto costituzionale in corso di discussione, entrato in vigore il 1° gennaio 1948.

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