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di Giovanni Cristina

La mia attività di ricerca nel seno del «progetto 2 giugno» intende rappresentare un ponte tra un approccio propriamente storiografico e i metodi, sia di tipo quantitativo che qualitativo, riconducibili all’analisi linguistica. A tal proposito, all’interno dell’articolazione già esistente del presente progetto è in corso di costituzione un’ulteriore linea di ricerca che si avvarrà della consulenza del prof. Michele Cortelazzo (Unipd) e che prenderà in esame gli aspetti linguistico-discorsivi dei processi comunicativi legati alla nascita della Repubblica e al suo progressivo consolidamento durante gli anni successivi.

Il prof. Cortelazzo ha già maturato una precedente esperienza nel campo dell’analisi dei linguaggi della politica, come testimoniano soprattutto i seguenti volumi: 1) Messaggi dal Colle. I discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica, Marsilio, Venezia, 2007 (scritto con A. Tuzzi); 2) Il linguaggio della politica, Gruppo editoriale l’Espresso, Roma, 2016. Nel seno del prossimo incontro di Catania del 31 maggio-1 giugno, in cui verrà presentato al pubblico ufficialmente il progetto in tutte le sue linee guida, è stata inserita nel programma anche una relazione dello stesso studioso che verterà su I linguaggi della Repubblica.

La relazione tra storia della Repubblica e l’analisi dei «suoi» linguaggi sarà declinata attraverso due diversi percorsi.

Vi sarà una parte analitica di indirizzo quantitativo, che si porrà l’obiettivo di delineare una sorta di «gerarchia lessicografica» delle ricorrenze dei termini riscontrati nelle fonti, e poi una parte analitica di tipo qualitativo, che considererà in chiave diacronica l’evoluzione dei linguaggi con cui la Repubblica è stata descritta, rappresentata, narrata in occasione di cerimonie, anniversari e celebrazioni del 2 giugno post-referendario, fino a giungere ai giorni nostri. Si cercherà, a partire da tale evoluzione linguistico-cronologica, di tracciare una periodizzazione da accostare alle scansioni temporali della politica – ad es. le fasi del Centrismo, del Centro-sinistra, della Solidarietà nazionale, gli anni del terrorismo e delle stragi, il Pentapartito, la Seconda Repubblica, ecc. – in maniera tale da evidenziare possibili coincidenze o sfasature tra le cesure della storia dell’Italia repubblicana e quelle dei linguaggi e delle retoriche attraverso i quali la Repubblica, intesa come entità istituzionale dotata di precisi significati valoriali e identitari, è stata descritta dagli attori sia istituzionali che politici, sia a livello nazionale che locale, in questo caso specifico, siciliano.

In breve, l’obiettivo è quello di misurare attraverso il linguaggio, il discorso, le retoriche sia le diverse declinazioni politiche di intendere l’istituzione repubblicana al momento della sua costituzione – con particolare riferimento alla campagna elettorale del 2 giugno 1946 e alla proclamazione della Repubblica –, sia la «tenuta» dell’istituzione stessa nel corso di fasi politiche particolarmente critiche e divisive. Si tratta, in sostanza, di analizzare il nodo problematico tra la forma istituzionale della Repubblica e i modi di concepirla, in termini di accettazione/rifiuto, legittimazione/delegittimazione, da parte delle varie forze politiche del Paese, in tutte le loro diversità ideologiche e valoriali. Tale nodo sarà esaminato attraverso una prospettiva «linguistico-discorsiva» che unirà le tecniche dell’analisi linguistica, sia quantitativa e qualitativa, agli approcci più propriamente storiografici.

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