Partendo da un’analisi comparata dei risultati elettorali del 1946 (referendum e elezioni politiche e amministrative) e scegliendo due casi di studio il progetto si pone un duplice obiettivo, che corrisponde ad una doppia dimensione, rispettivamente di natura interna e di natura internazionale.
Sul primo livello si intende approfondire in che misura il caso siciliano coincida o si discosti dalle dinamiche nazionali. La geografia elettorale e la “territorialità repubblicana” diventano in quest’ambito lo strumento di ricerca per verificare ruolo e capacità dei partiti di massa di affermarsi nel tessuto sociale e di veicolare vecchie e nuove forme di appartenenza nei confronti dello stato democratico. Si intende pertanto leggere la peculiarità dei rapporti tra centro e periferia, tra aree urbane e rurali, tra differenti culture politiche e ceti sociali in un’ottica di comparazione (affinità o distacco) non soltanto con il comparto meridionale ma anche con le regioni di confine e dotate di ordinamenti speciali.
Sul secondo livello, quello internazionale, ci si propone di affrontare il punto di vista di un paese confinante, la Repubblica austriaca, paese sottoposto fino al 1955 all’occupazione delle quattro potenze vincitrici, nei confronti dell’avvento della Repubblica in Italia e più in generale dei reciproci rapporti politici e diplomatici, che com’è noto rappresentano un nodo delicato della storia passata ma anche dei decenni successivi. Il confronto con il caso austriaco può servire anche per indagare su come i due stati abbiano affrontato nell’immediato la transizione dai regimi fascisti alla democrazia e i conti con il passato. Uno degli obiettivi finali della ricerca, in quest’ultimo contesto, è di verificare, quanto meno sul piano elettorale, il grado di continuità o discontinuità sul piano delle fratture e del comportamento politico, rispetto al periodo precedente all’avvento delle dittature totalitarie (eventualmente confrontandolo in una prospettiva elettorale europea).