Il nazionalismo italiano, ufficialmente sorto a Firenze nel 1910, ebbe un impatto culturale e successivamente politico rilevante nel panorama nazionale, contribuendo alla strutturazione dell’ideologia del regime fascista. La galassia nazionalista, tuttavia, anche dopo la decantazione da “vario” in “vero” movimento politico continuò ad avere una serie si sensibili sfumature al suo interno, precedenti al ventennio e sopravvissute all’avvento del fascismo.
Piuttosto che una cultura di destra coesa e omogenea, a livello nazionale, quindi, emerse una sua galassia molto più frammentata e articolata, a cui né l’Italia liberale né il ventennio fascista avevano saputo dare una risposta compiuta, ereditata anche dall’Italia Repubblicana.
Nel secondo dopoguerra, inoltre, alcune componenti della dottrina e della retorica che erano state proprie del nazionalismo sopravvissero al cambio di regime, provando ad adeguarsi al mutato clima istituzionale. Al contrario, fu molto più complessa la rinascita di un partito nazionale di destra, sia per il clima internazionale che per il recente passato del paese, oltre che per la genesi ed il peso di un partito come la Dc. Mentre da un lato, quindi, si ebbe un proliferare di esperienze politiche di destra, ambiguamente posizionate al limite dell’arco costituzionale, retaggio dello stesso “vario” nazionalismo delle origini, dall’altro si assistette all’impiego ed all’utilizzo di parti dell’elaborazione dottrinaria e retorica che erano state proprie del nazionalismo, da parte di alcune forze partitiche repubblicane e democratiche, con il fine di contribuirne al consolidamento, come baluardo contro l’ideologia di sinistra. Parte della cultura nazionalista, infatti, fu ripresa ed adattata al rinnovato spirito repubblicano e democratico da altri partiti dell’arco costituzionale, influenzando, direttamente o indirettamente la vita politica del paese ed i suoi assetti. Pur in assenza di un partito di destra nazionale, infatti, la cultura nazionalista, indirettamente, in una logica propria della guerra fredda, offrì alcuni strumenti all’Italia repubblicana per consolidarne una visione moderata in chiave democratica, rinunciando ai suoi tratti autoritari. Paradossalmente, infatti, pezzi del bagaglio nazionalista, che avevano strutturato l’esperienza autoritaria durante il ventennio, dopo il 1945, oltre che o più di alimentare le forze della galassia della destra estrema, finirono per essere fatti propri da alcuni partiti dell’arco costituzionale, quali la Dc o il Pli, proprio per contribuire in modo originale a consolidare la democrazia e la repubblica in Italia, sebbene dandone una impostazione moderata e conservatrice, di fronte all’incapacità e all’impossibilità di dar vita ad un partito conservatore nazionale.
La destra italiana, quindi, ebbe un percorso del tutto originale nel secondo dopoguerra e nella fase di transizione verso la vita repubblicana, e con essa l’ideologia nazionalista. Da un lato, infatti, offrì basi teoriche alla galassia della nuova destra, divisa in una serie di esperienze spesso ambiguamente in contrasto con i principi democratici. Dall’altro, invece, contribuì al radicamento di una originale lettura dello spirito repubblicano e democratico per il tramite dell’utilizzo fattone dalle forze moderate del sistema politico italiano. Paradossalmente pur in assenza di un partito nazionale di destra, quindi, la cultura nazionalista contribuì al consolidamento della Repubblica, offrendo gli strumenti per una sua visione moderata in chiave democratica, percepita ed usata come garanzia contro ogni radicalizzazione di sinistra, epurata dei tratti autoritari. Si trattava di un percorso inverso a quello fatto nel 1914 nella sua fase di decantazione, quando aveva gettato ogni istanza liberale per assumere compiutamente i suoi tratti autoritari.
Oltre che a contribuire a spiegare la genesi e la natura della democrazia in Italia, quindi, l’analisi del nazionalismo, indirettamente può aiutare anche a comprendere le logiche della destra italiana nel secondo dopoguerra ed il mancato decollo di un partito nazionale, nel contesto interno ed internazionale del tempo.
Le ragioni di tale peculiarità, infatti, non sono da ricercare esclusivamente nell’eredità rappresentata dal ventennio fascista, quanto piuttosto anche nelle radici del processo risorgimentale e post unitario. Scopo della presente ricerca, quindi, sarà, contribuire a comprendere le ragioni di un mancato decollo di un partito di destra nazionale nell’arco costituzionale in età repubblicana ancorato ai concetti di democrazia, ed allo stesso tempo, invece, l’apporto di parte della dottrina nazionalista, in senso retorico e tecnico-specialistico, alla nascita ed al consolidamento della democrazia e della Repubblica, in Italia, per l’utilizzo fattone da alcuni partiti politici quali la Dc o il Pli. In una prospettiva comparata, inoltre, sarà utile ed interessante il confronto con la Francia ed il Regno Unito, partendo dalla constatazione che della destra italiana ebbero in tali contesti e la relativa influenza esercitata sul contesto nazionale
La presente ricerca si baserà, come fonti, sulla memorialistica di alcuni degli esponenti più importanti della destra in Italia nello specifico e, più in generale della sua classe dirigente nazionale, sui loro carteggi, sulla carta stampata delle principali testate nazionali ed internazionali e di area politica di appartenenza, sugli archivi partitici delle formazioni politiche di destra e moderati e in Italia, sull’Archivio centrale di Stato, sugli archivi di alcuni Ministeri, quali Giustizia, Interni, Esteri, ed economici, oltre che sugli atti parlamentari. Maggiore capillare determinazione delle singole fonti verrà affinata nel corso della prima fase della ricerca.