
È il giorno in cui la vita politica ha ricominciato a pulsare, il primo passo verso la conquista di nuovi diritti. È ancora una data che guarda al futuro?
Le radici di domani
Il 2 giugno 1946 è la data di fondazione della nostra Repubblica. Un giorno che segna al tempo stesso la fine della tempesta del conflitto mondiale e l’inizio di una nuova storia. Una svolta non priva di contraddizioni, tanto che il suo valore simbolico tende ad affievolirsi nel corso del tempo. La stessa festività viene ridimensionata, spesso relegata in secondo piano, quasi cancellata nel corso delle stagioni dell’Italia repubblicana. Quando è riscoperto e nuovamente inserito nel calendario civile, il 2 giugno assume un significato diverso, è una risposta alle ipotesi secessioniste, è una sfida a chi mette in questione le ragioni che tengono insieme una comunità nazionale. Sono trascorsi ottant’anni: le nuove generazioni vorranno ridare sostanza e vigore a quel giorno?
Umberto Gentiloni Silveri, insegna Storia contemporanea alla Sapienza – Università di Roma, collabora con «la Repubblica». Con il Mulino ha pubblicato: «L’Italia e la nuova frontiera» (1998), «Bombardare Roma» (con M. Carli, 2007), l’edizione dei diari di Manlio Brosio (2008-2011), «Storia dell’Italia contemporanea 1943-2023» (nuova ed. 2024) e «Dal buio del Novecento» (con S. Palermo, 2024).
Maggiori informazioni sul sito della casa editrice Il Mulino